mercoledì 30 giugno 2010

Lezioni di lavaggio del cervello, ovvero l'informazione ai tempi del Caimano

Ecco come il principale telegiornale nazionale e la più schierata tra le reti private hanno confezionato la notizia della condanna di Marcello Dell'Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa:

Il TG1



Studio Aperto



Find the difference!

mercoledì 23 giugno 2010

L'editoria ai tempi di iPad - Parte seconda


Mentre al di là degli italici confini gli editori proseguono negli esperimenti per trasporre in modo efficace e innovativo i loro prodotti sulla magica tavoletta Apple, ecco che anche qui da noi qualcosa inizia a muoversi.
E le impronte che lascia sono ben visibili nel sottobosco di pdf spacciati per applicazioni.
L'Unità di Concita de Gregorio trionfa a mani basse nel desolante panorama di e-quotidiani presenti sul nostro store con un'applicazione pensata e sviluppata appositamente per iPad e che, sfruttando le caratteristiche peculiari della piattaforma, si rapporta al lettore/fruitore in modo diverso da quanto possa fare un quotidiano cartaceo e sfogliabile.
Purtroppo non sono riuscito a trovare un video dimostrativo, ma potete dare un'occhiata alle pagine dedicate all'applicazione sul sito de l'Unità e sull'App Store.

sabato 19 giugno 2010

Altai, gratis

Breve ma gustosa segnalazione: come sappiamo, dal sito ufficiale dei Wu Ming è da sempre possibile scaricare i romanzi del collettivo gratuitamente e in forma integrale.
Ora è il turno di Altai, ultima fatica degli autori, tra gli altri, di 54 e Manituana.
Con una piccola ma significativa differenza: oltre ai soliti doc, odt e pdf, Altai è disponibile anche in formato epub, pronto per finire dritto dritto nei vostri readers avidi di materiale in lingua italiana.
I feticisti della carta stampata potranno tuttavia acquistare la copia cartacea alla modica cifra di €19,50.
Di seguito la sinossi del romanzo:
Venezia, Anno Domini 1569. Un boato scuote la notte, il cielo è rosso e grava sulla laguna: è l'Arsenale che va a fuoco, si apre la caccia al colpevole. Un agente della Serenissima fugge verso oriente, smarrito, "l'anima rigirata come un paio di brache". Costantinopoli sarà l'approdo. Sulla vetta della potenza ottomana conoscerà Giuseppe Nasi, nemico e spauracchio d'Europa, potente giudeo che dal Bosforo lancia una sfida al mondo e a due millenni di oppressione. Intanto, ai confini dell'impero, un altro uomo si mette in viaggio, per l'ultimo appuntamento con la storia. Porta al collo una moneta, ricordo del Regno dei Folli. Echi di rivolte, intrighi, scontri di civiltà. Nuove macchine scatenano forze inattese, incalzano il tempo e lo fanno sbandare. Nicosia, Famagosta, Lepanto: uomini e navi corrono verso lo scontro finale. "Che segno è quando un arcobaleno appare, non c'è stata pioggia e l'aria è secca e tersa? È quando la terra sta per tremare, e il mondo intero vacilla".

I romanzi del collettivo Wu Ming sono disponibili per il download su questa pagina.
Cliccate qui invece per accedere al sito ufficiale di Altai.
Buona lettura a tutti.

venerdì 11 giugno 2010

L'editoria ai tempi di iPad

Nell'attesa che gli editori nostrani si rendano conto del fatto che spacciare per "applicazione per iPad" un pdf ottimizzato è un insulto ai lettori e soprattutto alle potenzialità della piattaforma, ecco come potrebbe essere il Time Magazine sulla tavoletta Apple:



Sull'iPad in giro se ne leggono di tutti i colori, roba da leccarsi i baffi: è inutile, è impossibile leggerci sopra, non posso portarmelo in spiaggia perché col sole non si vede nulla (proprio così: NON POSSO PORTARMELO IN SPIAGGIA), chi se lo compra lo fa solo perché fa figo... vorrei sapere quanti di loro hanno PROVATO un iPad, o se hanno mai preso in considerazione le opportunità che offre.
Ma si sa, massacrare a priori è così cool...

Aggiornamento: a quanto pare l'applicazione è già uscita su Appstore America, ecco la versione "reale":

giovedì 10 giugno 2010

Bookrepublic in rampa di lancio

E insomma, ci siamo quasi.
Come già annunciato, durante il mese di giugno Bookrepublic inizierà a vendere, sul suo portale, gli eBook di un nutrito numero di editori, e precisamente:
Edizioni Ambiente – Verdenero, Armando Editore, Blu Edizioni, Codice Edizioni, Edizioni E/O, Giuntina, Hacca Edizioni, Il Leone Verde, Il Maestrale, Il Saggiatore, Instar, Iperborea, ISBN Edizioni, Las Vegas, La Nuova Frontiera, MammeOnline, marcosymarcos, MinimumFax, Morellini, Nottetempo, Nutrimenti, Raffaello Cortina Editore, Selene Edizioni, Voland.

Alcuni dei titoli inizialmente a disposizione: Chronic City di Jonathan Lethem, Mentre dorme il pescecane di Milena Agus, Cosmetica del nemico di Amélie Nothomb.

Non si sa ancora nulla riguardo ai prezzi, ma ormai è questione di giorni: incrociamo le dita, sperando in una politica lungimirante.
Ladies and gentlemen, start your engines!

lunedì 7 giugno 2010

10 motivi per cui l'ebook surclassa la sua mummificata controparte cartacea



1 – Prezzo
Per quanto i colossi dell'editoria possano speculare sulla nuova tecnologia, l'ebook costerà sempre meno del corrispettivo di cellulosa (e per me la partita potrebbe già chiudersi qui: ma procediamo).

2 – Multimedialità e intertestualità
Non vi ricordate a che pagina è quel passaggio che vi ha colpito? Funzione ricerca e via. Non sapete il significato di un termine, magari in un testo in lingua inglese? Dizionario e via. Volete approfondire un argomento trattato nel testo? Wikipedia e via. Pensate alle potenzialità di un testo digitale scolastico o universitario, o di un manuale tecnico, o, meglio ancora, di una guida di viaggio! Per non parlare poi delle riviste, la cui versione digitale seppellisce il cartaceo sotto una tale mole di potenzialità multimediali da far desiderare la morte della carta stampata domani mattina.

3 – Ingombro
Non so voi, ma in casa mia non c'è più spazio fisico per i libri. Quasi tutte le pareti disponibili sono occupate da librerie e/o mensole. Più della metà dei miei fumetti è ancora rinchiusa negli scatoloni da quando ho traslocato (3 anni fa). Prossimamente i miei acquisti andranno dritti nel mio reader, liberandomi dal peso della carta come gli mp3 mi hanno salvato dall'invasione dei cd. E, a differenza di quest'ultimi, senza perdita di qualità.

4 – Piratabilità
Sìsì.

5 – Democraticità
Liberando i piccoli editori dalla pesantissima zavorra della distribuzione e degli infiniti costi a essa riconducibili, il mercato digitale è intrinsecamente più democratico rispetto a quello cartaceo. Vero, i grandi potranno investire cifre considerevoli per garantire maggiore visibilità in rete ai loro prodotti, ma tra le due cose il paragone non regge. Il piccolo editore ha solo da guadagnare dalla rivoluzione digitale e dovrebbe scrollarsi di dosso costi e vincoli imposti dalla produzione cartacea il più presto possibile.

6 – Tascabilità
Quando sono andato in Giappone mi sono portato dietro tre romanzi cartonati, che pesavano molto e occupavano gran parte del mio zaino, martoriando la mia schiena coi loro acuminatissimi angoli. Volendo la prossima volta potrei portarmi dietro tutta la Sormani.

7 – Conservazione
La carta è deteriorabile, e mantenerla "in vita" costa molto. I dati contenuti in un file no: quelli sono e (se ben difesi) quelli rimangono. Il concetto stesso di "originale" perde significato: ogni copia è perfettamente identica a tutte le altre. I vantaggi per la conservazione del partimonio letterario e culturale dell'umanità sono incommensurabili.

8 – Pigra comodità
Molto semplicemente, non dovrò più andare in libreria e assistere all'orrendo spettacolo degli scaffali traboccanti di emovampiri sessualmente repressi. Potrò scandagliare la rete in tutta calma e tranquillità alla ricerca di ciò che mi interessa e trasferirlo nel lettore con un semplice click. Semplice? Semplicissimo. Grazie! La sua soddisfazione è il nostro miglior premio!

9 – Offerta
Incomparabilmente più vasta e variegata (in prospettiva, of course). E inoltre: bye bye tempi di attesa, adios spese di spedizione!

10 – Opportunità
Finalmente il sogno di tutti gli italiani si avvererà: ognuno potrà pubblicare quell'orrendo polpettone che tiene nel cassetto da 10 anni! La qualità sarà quel che sarà, ma per lo meno la scelta sarà più ampia rispetto a quella proposta dalle librerie, schiacciate dalle logiche commerciali imposte dal mercato.


Morte al Demone Cartaceo!

Aggiornamento: nella foga del momento mi sono fatto un po' prendere la mano, specialmente riguardo al punto 7 ("Ecologia"). La situazione è ovviamente molto complessa, e ringrazio Davide ed Elvezio per i loro preziosi contributi.
Ho pertanto deciso di mettere temporaneamente da parte l'arogmento incriminato, in attesa di saperne di più.
Opero dunque una sostituzione strategica: Ecologia in panchina, Conservazione in campo.

domenica 6 giugno 2010

Dead Man's Shoes: la rat-censione

Titolo: Dead Man's Shoes
Regia: Shane Meadows
Anno: 2004
Sceneggiatura: Paddy Considine, Shane Meadows
Cast: Paddy Considine, Tobby Kebbell, Gary Stretch

Il soldato Richard parte per la guerra: Anthony, fratellino ritardato, è ora costretto a badare a se stesso. Improvvisamente privato della protezione fraterna, Anthony cerca di sopperirne la mancanza affidandosi a un gruppo di balordi da 4 soldi, piccoli spacciatori locali che si approfittano dell'ingenuità del ragazzo per umiliarlo fisicamente e psicologicamente. Ma ora Richard è tornato in città ed è più che mai deciso a farsi giustizia da sé.

Mi imbatto nuovamente (e, di nuovo, casualmente) in Sean Meadows dopo l'ottimo This is England, di cui parlai tempo fa con toni lusinghieri in questo post.
Dead Man's Shoes lo precede di due anni, prefigurandone alcuni temi che Meadows riprenderà, approfondità e analizzerà da una nuova e più completa angolazione nel successore.

La prevaricazione del gruppo sul singolo, del forte sul debole, della volontà collettiva depersonalizzata sull’individualità è il nucleo centrale attorno al quale si sviluppa la riflessione di Meadows: ma se nel successivo This is England il regista inglese troverà il modo di far esplodere dall’interno le tensioni accumulatesi all’interno del gruppo di skinhead, in Dead Man’s Shoes è l’elemento esterno a occuparsi di vendicare col sangue le umiliazioni subite da chi non era in grado di difendersi da sé.
Le responsabilità del gruppo sono chiare e assolute e, quando giunge il momento di pagare il conto con tutti gli interessi, a nessuno degli sbandati aguzzini viene in mente di poter espiare in qualche modo il proprio peccato: l’unica soluzione praticabile è quella di (tentare di) eliminare il problema alla radice. Uccidendo Richard le loro squallide e vuote esistenze potranno tornare ad essere riempite dalle montagnole di coca e dai sacchetti traboccanti di pillole e acidi che spacciano ogni giorno ai ragazzini della cittadina. Come potete facilmente immaginare, la cosa non sarà affatto così semplice.

Dead Man’s Shoes è un film asciutto, essenziale, diretto: 90 minuti scarsi in cui la tensione psicologica monta progressivamente per non calare più fino al tragico esito finale, che vedrà confrontarsi chi è venuto per punire e chi, anni prima, sarebbe forse potuto intervenire per evitare, o per lo meno smorzare, l’escalation di violenza. Chi è il vero mostro?
Nel constatare che il film trasuda "inglesità" da ogni inquadratura e da ogni dialogo mi è venuto in mente un passaggio di questa recensione apparsa su Malpertuis qualche tempo fa, passaggio che cito testualmente:
La prima cosa che salta subito agli occhi, alla mente, alla gola è che da sempre l'Inghilterra sembra essere il Paese più capace di capitalizzare sul proprio squallore. Gli interni e gli esterni dei sobborghi di Londra proposti qui e in mille altre occasioni parlano di spazi geosociali nei quali diventa pressoché impossibile condurre una vita normale, crescere più o meno sani mentalmente.
Impossibile non ravvisare la stessa, strisciante sensazione di lurido squallore sociale nel cinema di Meadows, il cui sguardo si posa impietoso e senza filtri su una degenerazione morale che si riflette in un'ambientazione marcia fuori e dentro.

Ottime le interpretazioni degli attori, a partire da Toby Kebbell, straordinario nella parte del ritardato Anthony, fino a Paddy Considine (che firma la sceneggiatura insieme a Meadows), più che mai credibile (e inquietante) nella parte del reduce di guerra la cui integrità morale è ormai irrimediabilmente guastata da una concezione di giustizia sovrapposta a quella di vendetta personale.
E, tratto anch’esso comune in molta produzione britannica, una menzione d’onore va alla splendida colonna sonora:
"I cant be held responsible for the things I say / For I am just a vessel in vain / And I cant be held responsible for the thing I see / For I am just a vessel in vain" recita Bill Callahan, in arte Smog, in Vessel in Vain, opening theme del film. Scelta quantomai azzeccata.
Ho una mezza idea che, la prossima volta che mi imbatterò in un film di Meadows, non sarà affatto per caso.



Aggiornamento: Parli del diavolo... come segnalato oggi da Cineblog (queste coincidenze mi inquietano assai), a quanto pare qualcuno ha deciso di distribuire il gioiellino di Sean Meadws anche in Italia, in formato DVD.
Ecco il trailer della versione italiana.