domenica 28 novembre 2010

This is England '86: la rat-censione

Sono passati tre anni dagli avvenimenti narrati in This is England: Shaun, prese le distanze da Combo e dal movimento neonazista nel quale si era trovato invischiato, si è allontanato anche dal gruppo storico, in procinto di festeggiare le nozze di Woody e Lol. La non-celebrazione del matrimonio, dovuta all’improvviso attacco di panico di Woody e a quello cardiaco di Meggy, è il punto di partenza di questo sequel/spinoff del film di Meadows, che conduce nuovamente lo spettatore nei sobborghi urbani delle Midlands, in una quotidianità fatta di disoccupazione, sottoculture giovanili, amori clandestini e violenze domestiche.

Se in This is England l'obiettivo del regista era focalizzato sulla figura di Shaun, la miniserie di quattro episodi permette a Meadows di rielaborare una notevole mole di materiale aggiuntivo in suo possesso, di allargare l'inquadratura sulle dinamiche di gruppo e di ampliare i confini del suo microcosmo. I personaggi che lo popolando acquistano così ulteriore profondità, il loro background viene arricchito e la messa a fuoco sul presente perfezionata.

Grazie alle qualità di un cast di gran lunga al di sopra della media e una recitazione fresca e spontanea, che sfrutta la tecnica dell'ad-lib (ad libitum, ovvero la possibilità per l'attore di improvvisare il dialogo sul canovaccio prefissato: si veda per esempio il confronto tra Lol e il padre nel quarto episodio della serie) per aumentare il coinvolgimento emotivo dello spettatore, i personaggi di Meadows risultano vivi, tridimensionali, veri. La squallida realtà con la quale devono fare i conti ogni mattina ha forse smussato gli angoli più affilati del loro impeto giovanile, ma non ne ha castrato i sogni e le speranze, né ha scalfito il senso più autentico di quello spirito ribelle che ne agita ancora gli animi. "Io sono ancora skinhead dentro", sbatte in faccia Lol a Woody, colpevole di somigliare sempre di più a un padre che è sempre stato modello di omologazione sociale e sconfitta agli occhi del figlio.

Entriamo nei loro modesti appartamenti di periferia e ne sentiamo l'odore stantio, odore di umidità e cibo in scatola, vediamo le crepe nei muri, le pareti spoglie, gli oggetti ammassati sul pavimento. Indugiamo insieme alla macchina da presa sul desolante squallore degli esterni, la monotonia/monocromia del paesaggio, la silenziosa immobilità che, entro le pareti di grigi parallelepipedi di cemento, nasconde storie di violenza, emarginazione, sconfitta sociale e personale. E allora scendiamo di corsa le scale dei condomini cadenti e seguiamo i protagonisti nelle gioiose scorribande notturne, nelle partite di calcio improvvisate, al pub per assistere all’eliminazione della nazionale inglese a opera della Mano di Dio, ne condividiamo sogni, desideri e frustrazioni. È questo, credo, il pregio più evidente del cinema di Meadows: è sincero, autentico, mai superficiale o scontato.

Divertente e a tratti spensierata nei primi due episodi, la serie cambia marcia e dà il meglio di sé nella seconda parte, quando è lo stesso Meadows a imbracciare la macchina da presa e ad aumentare esponenzialmente la potenza drammatica e disturbante di immagini, sequenze e situazioni. L'inquadratura stringe progressivamente sulla figura di Lol (una splendida Vicky McClure), sempre più personaggio centrale del gruppo, su un futuro accanto a Woody che potrebbe essere, ma anche no, e su un passato che torna riscuotere ciò che gli spetta con tutti gli interessi a tasso di usura accumulati negli anni. Spetterà a Combo, tornato in città per recarsi al capezzale della madre in fin di vita, chiudere il cerchio intorno a Lol espiando le colpe passate.

Continua dunque su queste pagine il mio impegno nello sponsorizzare il cinema di Shane Meadows, del quale sto pian piano recuperando i pezzi sparsi (next stop: Somers Town). Non posso far altro che consigliare a tutti la visione innanzitutto del film, non necessario ai fini della comprensione degli eventi narrati nella miniserie, ma sicuramente utile per fornirgli un background solido. Fatto ciò, guardatevi in rapida successione i quattro episodi che compongono This is England '86. Poi magari tornate da queste parti che ci facciamo 4 chiacchiere.

martedì 23 novembre 2010

Forse non tutti sanno che...


...all'interno di Wikipedia esiste un'opzione/applicazione chiamata Create a book che, come si evince dal nome, permette di creare una specie di libro a fascicoli partendo dalle pagine di Wikipedia stessa.

L'opzione, a me fino a oggi sconosciuta, è presente all'interno del menu Print/export, situato sulla sinistra della pagina in consultazione: cliccando su Create a book è possibile impostare e gestire la nostra nuova "dispensa digitale", che potrà essere arricchita di un numero infinito di pagine. Pagine che potremo poi rinominare, riposizionare e organizzare in capitoli.

Una volta soddisfatti della nostra operazione, potremo infine esportare il tutto in pdf o in odt (OpenDocument Text), formato ideale per un'eventuale conversione in ePub: basterà aprire il file con OpenOffice e, grazie a questa spettacolare estensione, convertire con un semplice click.

Et voillà, l'ebook è pronto per finire nei nostri reader ed essere consultato in un secondo momento.

mercoledì 17 novembre 2010

Cannibali, satanassi & Co.


Ricordate We Are What We Are (Somos lo que hay in lingua originale), cannibal movie messicano di cui parlai brevemente tempo fa in questo post?
Avevo promesso che l'avrei tenuto d'occhio, e così è stato.
Il film di Jorge Michel Grau si appresta a debuttare nelle sale inglesi e, a quanto pare, ha incontrato i favori della critica. Vi ripropongo dunque il trailer ufficiale, dateci un'occhiata.
Da parte mia, stasera mi sento stranamente mondano: esco dalla Tana per andare a vedere Devil con Elvezio e altri loschi figuri. E che Satana ce la mandi buona.

lunedì 15 novembre 2010

Where in the world is the Rat?



Ormai dovreste aver imparato a conoscermi, alterno periodi di regolare aggiornamento del blog ad altri di completa latitanza. Funziona così, senza regole precise: ci sono ore, giorni, anche settimane in cui non ho proprio voglia. Ma dopotutto questa è la mia Tana e qui "faccio un po' come cazzo mi pare".

Questo non significa che non abbia continuato a rosicchiare: ho letto un paio di ottimi libri, uno dei quali, Cattedrale di Carver, è entrato a far parte della ristrettissima èlite di Venerabili della mia libreria. Posso dirlo? Ok, lo dico: Cattedrale è un capolavoro, e shame on you se non l'avete mai letto. Io lo sto facendo per la seconda volta, assaporando con calma ogni singolo racconto.
Ho intenzione di dedicargli un articolo bello succulento, ma stavolta lo faccio sul serio eh.

Poi c'è 1974 di David Peace, primo capitolo del Red Riding Quartet, e anche qui è tanta, ma tanta roba: che dire, ultimamente ho scelto bene. Completerò sicuramente il Quartetto, ma non subito, ho bisogno di tirare il fiato. Chi ha avuto la fortuna di leggerlo sa bene di cosa sto parlando.

Ho visto le prime due puntate di The Walking Dead: molto buona la prima, meno ispirata la seconda. Tutto sommato è un prodotto al di sopra della media: ho intenzione di spararmi tutta la prima serie, poi si vedrà.

Nel weekend sono incappato poi in uno strano film del 1998 di Takashi Miike: The Bird People in China è il suo nome, e devo ringraziare Simone Corà per l'ottimo consiglio, che rilancio anche a voi, miei 25 affezionatissimi lettori.

Che altro? Il Neuromante è sempre lì in agguato alle mie spalle, e prima o poi dovrò pur decidermi a dedicargli qualche riga di recensione. O forse no, e rimarrà per sempre il Godot della Tana. Nel frattempo leggo disordinatamente, passando da una raccolta di racconti (A volte ritornano di King) a un'altra (Ritratti al chiaro di luna di Jacobi), ma è sempre Carver a calamitare la mia attenzione. Mi toccherà chiedere il Meridiano a Babbo Natale.