domenica 7 febbraio 2010

Road to L.: la rat-censione

Titolo: Road to L.
Anno: 2005
Regia e sceneggiatura: Federico Greco, Roberto Leggio
Cast: Roberto David Purvis, Simonetta Solder, Fausto Sciarappa, Federico Greco, Valentina Lodovini, Carlo Lucarelli
Durata: 86 min.

Due studenti trovano a Montecatini un manoscritto autografo di H.P. Lovecraft che, se autentico, costituirebbe una scoperta di fondamentale importanza: il documento, risalente al 1926, è infatti il diario di un viaggio compiuto dallo stesso Lovecraft (che, a quanto risulta ufficialmente, non è mai uscito dagli Stati Uniti) in terra italiana, e più precisamente nella zona del Delta del Po. Le riflessioni e le testimonianze raccolte dallo scrittore americano in Veneto gettano nuova luce sugli lovecraftiani, in quanto avrebbero pesantemente influenzato la creazione delle sua peculiare mitologia, e in particolare di quel ricco e inquietante immaginario acquatico alla base di racconti quali Dagon e, soprattutto, The Shadow Over Innsmouth. Nel processo di stesura di quest’ultimo Lovecraft avrebbe attinto a piene mani dal folklore della zona, e in particolare ai cosiddetti “racconti del filò”, tanto da ipotizzare addirittura che Innsmouth altro non sia che una rielaborazione letteraria di Loreo. L come Loreo e come Lovecraft, sulla strada dei quali si mette una giovane troupe decisa a far luce sul mistero. Un mistero che si infittisce sempre più mano mano che i ragazzi tentano di squarciare il velo di omertà steso dagli abitanti della zona su un culto clandestino e sulla misteriosa scomparsa di Andrea Roberti, un laureando che, nel 1997, aveva per primo ipotizzato l’esistenza di un legame tra la mitologia lovecraftiana e le oscure tradizioni del Polesine.

Road to L. merita la promozione a pieni voti o quasi, e come minimo la più ampia diffusione possibile in rete. Prendendo come spunto uno dei più abusati espedienti letterari, quello del manoscritto ritrovato, Federico Greco e Roberto Leggio realizzano un mockumentary tanto classico nella forma (più gli anni avanzano, più ci si rende conto dell’importanza che riveste Blair Witch Project all’interno del cinema di genere) quanto originale nei contenuti. L’ipotesi alla base del film è un azzardo a tutto campo, una bizzarra prospettiva che rievoca certe geometrie “sbagliate” tanto care al sognatore di Providence: postulare un legame fra la tradizione orale del Filò e l’allucinato pantheon di divinità lovecraftiane è di per sé una mossa decisamente rischiosa. Sviluppare l’idea lungo il percorso tracciato da Federico e Roberto è da applausi a scena aperta.

Sono davvero molti i meriti attribuibili al finto documentario, a partire dalla scelta degli attori, tutti (ottimi) interpreti di se stessi. La troupe italo-americana, con tanto di parlato bilingue (o, come vedremo tra poco, trilingue), è credibile e ben caratterizzata, e riesce nel compito di mettere lo spettatore nei panni del partecipante a una ricerca che nella finzione si vuole spacciare per vera.

A impreziosire ulteriormente il processo di immedesimazione il fondamentale apporto degli autoctoni: le reticenti testimonianze raccolte dal gruppo, tutte rigorosamente in dialetto veneto, sono tanti mattonicini che di volta in volta si sovrappongono l’un l’altro, pezzi di un puzzle che lentamente prende forma ma che non verrà mai interamente completato. Al centro di questa fitta rete di segreti, cunicoli (sia metaforici sia reali), tradizioni legate a strani e antichi culti, i cosiddetti “racconti del filò”, che, a quanto testimonia il fantomatico manoscritto, tanta parte avrebbero nella produzione letteraria lovecraftiana. “Far filò”, ovvero sedersi attorno a un fuoco nelle sere d’inverno ad ascoltare le storie dei “contafole”, investiti del compito di tramandare per via orale ciò che non si voleva mettere in forma scritta. Ecco che allora sulla tradizione del filò gli autori innestano i germi delle allucinazioni lovecraftiane, accenni al terribile Dagon, dio pesce-rana, e ai suoi immondi adoratori, uomini destinati a una vita eterna nel profondo degli abissi marini. E così Loreo, paese del Delta che ospita la chiesa dell’Ordine degli adoratori di Dagon, diviene Innsmouth, l’orribile cittadina sulla costa del Massachussets che fa da sfondo a uno dei più famosi racconti di Lovecraft.

Capisco che, per chi legge, il tutto possa sembrare un tantino forzato, ma vi assicuro che il risultato è notevole, complice una regia che si destreggia con sicurezza tra concitate fughe, pause di riflessione, attimi di grande tensione psicologica e repentini primi piani, tipici del tipo di ripresa scelta, che rendono giustizia alle ottime interpretazioni del cast. Su tutte spicca la performance di Roberto Purvis David, nei panni di un attore italoamericano che sarà il protagonista principale delle riprese.

Sulla doppia finzione del ritrovamento e del documentario se ne innesta una terza, quella relativa al mistero della sparizione di Andrea Roberti. Studente di tradizioni popolari, Andrea aveva scelto come argomento per la propria tesi di laurea proprio il presunto legame tra la produzione lovecraftiana e il folklore del Delta del Po. La macchina del giovane viene ritrovata nel 1997 sulle rive del fiume, circondata da fogli e appunti per la tesi sparsi nel fango, e di Andrea nessuno saprà più nulla. La troupe raccoglie quindi le testimonianze della madre del ragazzo, stranamente rassegnata alla scomparsa del figlio, della fidanzata Valentina e di un Carlo Lucarelli in versione Blu Notte, con tanto di mani gesticolanti, finte interviste e spezzoni di telegiornale dell’epoca. Un altro punto a favore della verosimiglianza del tutto.

E ancora: ottima la fotografia, un’immersione nei pallidi colori di una regione avvolta nel mistero, tra paludi e case diroccate, campi a perdita d’occhio e tetre foreste di pianura alluvionale. Pur all’interno di un contesto storico e morfologico profondamente diverso, certe atmosfere lovecraftiane sono qui rievocate con effetti a dir poco sorprendenti, complice l’azzeccata scelta di una colonna sonora che fa leva sulle suggestioni orali delle filastrocche del filò. Cliegina sulla torta, un’efficace chiusura in pieno Blair Witch style, che ovviamente strizza l’occhio al più classico dei finali del sognatore di Providence.

Certo, il film non è esente da difetti, e in alcuni frangenti regia e sceneggiatura peccano di ingenuità: in particolar modo la seconda, che presuppone troppa conoscenza pregressa dei miti lovecraftiani per poter risultare appetibile a un pubblico digiuno di Cthulhu & affini, e che risolve alcune situazioni troppo sbrigativamente, giocandosi tutto più sull’effetto suggestione piuttosto che sulla credibilità delle stesse. Peccati di inesperienza che comunque non inficiano la buona risucita del film, ottimo esempio di come grazie a idee, passione e un pizzico di bizzarra originalità, anche nel cinema sia possibile attingere allo sconfinato immaginario lovecraftiano senza scadere nella banalità dell’uomo palmato e del mostro dai mille tentacoli.

Nota: su dvd.it il film è in offerta a € 5,99. Fate un favore a voi stessi e agli autori, premiandone così l'ottimo lavoro.

Link utili
Il sito ufficiale del film.
Manybooks, da cui è possibile scaricare gratuitamente alcuni tra i più famosi racconti di Lovecraft in formato ePub. Dato che l'opera di Lovecraft è ormai fuori diritti, è possibile consultarla direttamente online sul sito hplovecraft.com.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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