lunedì 2 novembre 2009

La perla di saggezza del giorno

"Prima o poi dovremo accettare il fatto che il genere horror viene disprezzato dai critici mainstream non per loro puzza sotto il naso, bensì perché il 90% della sua produzione è di livello infimo.
I fans vi dicono che bisogna saper apprezzare meccanismi e contenuti che afferri solo se diventi un fan nerd come loro: non credeteci o finirete a vedere quotidiane montagne di spazzatura come il sottoscritto."
E. Sciallis, dalla recensione di Non aprite quella porta: l'inizio

Amen.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Per fortuna che in Europa (non in Italia sigh) il genere horror è vivo più che mai. Dobbiamo ringraziare i bloggher per diffondere titoli che altrimenti sarebbero sepolti nell'underground per sempre. Viva il web. GK

Re Ratto ha detto...

Allargherei il discorso a quasi tutto il cinema italiano. Salvo 3/4 casi, non ricvordo di aver visto un film nostrano degno di nota negli ultimi anni.
Tornando al discorso horror, come ben sappiamo le sale ci propinano sempre la stessa poltiglia rimescolata a seconda delle encessità del momento: e allora dobbiamo sorbirci di continuo porcherie del calibro di San Valentino di Sangue, Hostel, Saw...
Non mi pronuncio poi sull'intollerabile moda del reboot/remake/rewind, unico modo in cui il cervello dell'americano medio riesce ad assimilare prodotti che non provengano dal suo ranch.

Geek ha detto...

per me il problema del cinema (di tutti i generi e provenienza) sta tutto nella distribuzione. Se una pellicola viene distribuita in 300 sale e la produzione compra 500 pagine di pubblicità è ovvio che avrà più risonanza e visibilità. E questo troppo spesso non rispecchia in toto la qualità del prodotto. Ho visto recentemente buoni horror made in Usa ma che sono stati distribuiti male o addirittura esclusivamente per il mercato dvd. Prodotti che danno la merda alle saghe che citavi prima. Non parlando dei recenti capolavori (ebbene si qualche volta bisogna usare anche questo spaventoso e iperabusato termine) francesi, inglesi, belgi e svedesi dei quali si possono ammirare le locandine solo (e forse neanche) nei cinema delle grandi città.
Non allarghiamo il discorso al cinema nostrano per piacere.