mercoledì 13 ottobre 2010

L'uomo che cadde sulla Terra: la rat-censione

Autore: Walter Tevis
Titolo: L'uomo che cadde sulla Terra
231 pagine, € 11
Edizione originale: 1963
Edizione italiana: minimum fax, 2006

È mattina presto quando, dopo tre chilometri di cammino, Thomas Jerome Newton giunge nella piccola cittadina di Haneyville, Kentucky, e si reca in un negozio per vendere un anello a un prezzo di molto inferiore al suo valore. Non ha importanza, perché di anelli così ne ha portati a centinaia dal luogo da cui proviene. Dal pianeta sul quale è nato. Sì, perché Thomas Jerome Newton, un metro e novanta per quarantacinque chili, capelli albini, tratti delicati, quasi femminei, quattro dita per piede ma niente denti del giudizio, non è un essere umano. Nato sul pianeta Anthea, la cui popolazione è stata ridotta a poche centinaia di unità dalle armi nucleari utilizzate in numerose guerre, è giunto sulla Terra con un unico scopo: raccogliere più denaro possibile grazie alle superiori conoscenze tecnologiche della sua razza e costruire una navicella in grado di trasportare gli antheani sopravvissuti sul nostro pianeta. Per salvare le loro vite e quelle degli esseri umani, sempre più prossimi a ripeterne gli errori, sempre più vicini all'estinzione.

L'uomo che cadde sulla Terra non è un romanzo particolarmente originale. Non verrà ricordato per le ardite sperimentazioni linguistiche o lessicali, e nemmeno per gli insospettabili colpi di scena. La trama è semplice e gli sviluppi lineari, non certo degni di un film di Christopher Nolan. Tuttavia quella che ci racconta Walter Tevis è una storia che valeva la pena di essere raccontata, e che merita di essere letta. È la storia di Thomas Jerome Newton, un essere umano, ma non esattamente un uomo: sottoposto a un durissimo addestramento fisico e psicologico in vista della sua missione, Thomas scopre di essere a malapena in grado di sopportare la forza di gravità terrestre, di gran lunga superiore rispetto a quella presente sul suo pianeta natale. Per il suo fisico oltremodo esile ogni passo è terribilmente faticoso, ogni sobbalzo è fonte di dolore acuto, e un ascensore troppo brusco potrebbe causare una frattura delle sue fragili ossa.

Thomas ha imparato la lingua inglese e i fondamenti base della nostra società e cultura grazie alle trasmissioni televisive captate su Anthea, ma nulla lo poteva realmente preparare al contatto umano: gli esseri umani, le loro abitudini, i loro vizi sono al tempio stesso fonte di grande curiosità e di timida diffidenza. Il divario intellettuale e culturale che lo separa da questi strani esseri è enorme, e ciononostante Thomas inizia timidamente ad apprezzarne la compagnia: in particolare quella di Betty Jo, giovane donna con problemi di alcol che si prende cura di lui dopo un grave incidente che lo costringe a letto. È grazie a lei che Newton impara sugli essere umani una quanità di cose su alcuni aspetti della società americana che la televisione non gli aveva rivelato. Ed è grazie a lei che inizia ad apprezzare l'alcol, l'unica via per manifestare i sentimenti inibiti alla sua specie. Per schiudere, cioè, la corazza di solitudine emotiva in cui si è rinchiuso, e che nemmeno l'amore unilaterale di Betty Jo, l'infantile ragazza del Kentucky in cui si imbatte, riesce a violare.

Uno dei temi dominanti del romanzo è sicuramente quello del denaro: il denaro che Newton, grazie ai brevetti di straordinarie invenzioni portati con sé da Anthea, accumula a una velocità impressionante, il denaro che è l'arma più efficace tra gli umani, unico mezzo di cui Newotn, non incline al contatto diretto, dispone per allestire strutture economiche capaci di convincere. Il denaro alla base di tutti i rapporti umani che Newton tenta faticosamente di imbastire: con l'avvocato Farnsworth, che lo aiuterà a fondare la società World Enterprises; con la stessa Betty Jo, stipendiata per occuparsi di lui durante la convalescenza prima, per diventare la sua governante poi; e con i collaboratori/dipendenti che lo aiuteranno a costruire l'astronave che, nei suoi piani, dovrà trasportare gli ultimi Antheani sulla Terra. Tra loro Nathan Bryce, il primo a scoprire la vera natura di Newton, forse l'unico col quale l'alieno riuscirà ad instaurare un rapporto di “amicizia”.

E poi c'è la missione, lo scopo del suo viaggio intergalattico: ma Newton si renderà ben presto conto che non può esserci salvezza per il suo popolo sulla Terra, tra gli umani, formiche lucenti, indaffarate, stupide. Una razza irrimediabilmente corrotta e votata all'autodistruzione. Una razza che, come è facile immaginare, lo tradirà, condannando lui all'esilio eterno, gli Antheani e se stessa all'estinzione: Questo mondo è destinato alla distruzione, come Sodoma, e io non posso farci niente.

L'uomo che cadde sulla Terra è una storia amara, a tratti disperata, metafora politica unita a metafora di una condizione esistenziale. Walter Tevis ce la racconta con uno stile semplice, privo di fronzoli, che non si concede mai al virtuosismo fine a se stesso: una scrittura lieve come i passi di Thomas Jerome Newton, e altrettanto fragile e carica di un pesante fardello.


Note e curiosità
  • Il romanzo fu originariamente pubblicato sul numero 694 di Urania (11 aprile 1976). 
  • Le parti in corsivo sono citazioni dal testo di Walter Tevis e dall'introduzione di Valerio Evangelisti.
  • Dal romanzo di Walter Tevis è stato tratto l'omonimo film Di Nicolas Roeg (1976): Thomas Jerome Newton è interpretato da David Bowie. Di seguito il trailer originale.



6 commenti:

Davide Mana ha detto...

Ma tu non avevi detto che non leggevi fantascienza?
O me lo sono sognato?

Comunque eccellente scelta - non so quanto abbia retto al tempo, ma rimane una storia notevole, ed uno di quegli esempi di come la fantascienza possa (e debba) parlare di cose serie.

Re Ratto ha detto...

Eh, diciamo che in genere non leggo fantascienza. Questo libro mi è stato consigliato da un amico (nemmeno lui in genere legge fantascienza), ottimo consiglio davvero.

Anonimo ha detto...

mmm... sounds good...

abo

Iguana Jo ha detto...

Proprio bello questo romanzo. Bello e malinconico e struggente, ma senza retorica alcuna.

Eh sì, i romanzi di Tevis hanno retto benissimo il passare del tempo. Vedi pure Mockingbird o lo straordinario - anche se non fantascientifico - La regina degli scacchi.

Re Ratto ha detto...

La regina degli scacchi me l'ha prestato un amico giusto qualche giorno fa, è lì in attesa.
Ma ora tocca al Red Riding Quartet, e credo che ne avrò per un po'...

Ferruccio Gianola ha detto...

La penso come Abo: sounds good :-)