Come molti di voi sanno, venerdì 4 marzo ho partecipato alla seconda giornata di Ebook Lab Italia. Lungi dal limitarsi al piccolo recinto di casa nostra, la mostra-convegno organizzata da Simplicissimus Book Farm ha gettato uno sguardo a 360° su conquiste più o meno acquisite e prospettive future dell’eBook e su un mercato in cui tutti hanno qualcosa da dire, ma in cui nessuno, o quasi, dispone ancora di solide certezze.
Al di là del minimo comune denominatore rappresentato ovviamente dall’ebook, mi sembra che, all’interno di un panorama alquanto variegato, ciò che abbbia davvero accomunato esperienze e testimonianze anche molto distanti tra loro siano stati la passione e l’entusiasmo dimostrati da tutti i partecipanti. Nelle nebbie dell’ebook si avanza un po’ a tentoni, saggiando il terreno, ma lo si fa insieme, con tanta voglia di esplorare e sperimentare. Quella voglia di esplorare e sperimentare che ancora fa difetto all’approccio di molta “grande” editoria, spesso arroccata in una strenua difesa dello status quo, quello status quo che le ha permesso di monopolizzare mercato e librerie. Ma, per citare le parole del Duca (autore di un intervento originale, spontaneo e, soprattutto, opportuno: per chi non ha avuto la fortuna di seguirlo, qui e qui due video non ufficiali), a Libroshima gli scaffali delle librerie scompaiono, le leggi della fisica (se in uno scaffale ci stanno 100 libri, per quanto tu spinga non ce ne entreranno mai 200) non valgono più e gli autori si autopubblicano. Come competere con questa massa informe di presuntuosi scribacchini da 4 soldi? Con la qualità.
Ecco, se dovessi individuare un punto su cui tutti, ma proprio tutti (beh, magari non proprio TUTTI) si sono trovati d’accordo, è la necessita di offrire qualità.
In un mercato in cui, privato del supporto fisico, il valore percepito del contenuto è vertiginosamente precipitato, non ha senso pompare artificialmente i prezzi alti o imbrigliare la diffusione dei contenuti tramite medievali cinturoni di castità. Gli editori devono capire che, per stabilire il prezzo dell’ebook, il termine di paragone non è quello del cartaceo. Il termine di paragone è la diffusione gratuita. Il termine di paragone è zero. Se il guadagno proveniente dalla singola “copia” diminuisce, come rimediare? Con la qualità. Qualità dei contenuti, ma anche del servizio offerto e dei servizi correlati alla vendita del prodotto.
Per citare Maria Cecilia Averame, aka Miss Quintadicopertina, “l’editore digitale deve essere impeccabile, identificabile, fortemente caratterizzato, differente”. Il suo nome e il suo marchio devono ispirare fiducia nel lettore, devono essere sinonimo di qualità: solo così potrà imporsi in un mercato in cui uno scribacchino qualunque può autopubblicarsi su Amazon, vendere il proprio mediocre romanzetto a 1 euro e guadagnarne 2.000 al mese.
Ma sto divagando, cerchiamo di andare con ordine. Cosa si diceva? Ah sì, Ebook Lab Italia :-)
La giornata è stata inaugurata da Paola Dubini, docente di economia all’Università Bocconi di Milano, che si è concentrata sui modelli di business per quotidiani e periodici digitali. In sostanza, si è parlato di piattaforme, servizi correlati, modalità di accesso ai contenuti e della necessità per l’editore di non replicare sul digitale la filiera della produzione cartacea. Niente di particolarmente nuovo, c’è da dire che in 20 minuti non è che si potesse approfondire più di tanto un tema tanto vasto e dispersivo.
Più stimolante e ricco di spunti l’intervento di Samford Forte, direttore di Flat World Knowledge, innovativo progetto di editoria digitale applicata alla scolastica il cui scopo è di mettere a disposizione degli studenti materiali didattici di qualità, selezionati da docenti di comprovata esperienza, dai quali sia possibile attingere per modellare una serie di “dispense” digitali personalizzate. Semplificando al massimo: io, docente, preparo i materiali e li carico sul portale. Tu, studente, accedi al portale, cerchi ciò che ti serve, componi la tua dispensa, aggiungi annotazioni, commenti, scarichi il tutto in epub o, tramite il print on demand, ti fai stampare la tua copia personalizzata. Parola d’ordine: Openess. Le 4 R dell’Openess: Reuse, Redistribute, Revise, Remix. Oltre all’estrema praticità del tutto, i benefici in termini economici sarebbero enormi: lo studente potrebbe infatti disporre di materiali costantemente aggiornati, non trovandosi quindi costretto ad acquistare costose nuove edizioni anno dopo anno. Nonostante le richieste di chiarimento da parte del pubblico, non mi è ancora ben chiara la sostenibilità economica di tutta la faccenda: si è parlato di generici contributi statali (beati gli yankee) e di sponsor ma, dettagli a parte, Flat World Knowledge è un progetto che merita massimo supporto e attenzione.
Dopo il coffee break è giunto finalmente il momento del Duca: inutile dire che, al di là di qualche comprensibile esitazione del relatore dovuta all’emozione del momento, addentrarsi nei territori postapocalittici di Libroshima è stata una delizia per tutti gli affezionati lettori di Baionette Librarie, ma non solo. Oltre a un paio di repentine e dolorose stilettate nei confronti di Fazi e Mondadori, dei quali è stato aspramente contestato l’atteggiamento sprezzante nei confronti del lettore (anzi, del consumatore), l’analisi comparata del mercato dell’ebook in America e in Italia è stata come sempre puntuale e documentata. Niente aria fritta insomma: il Duca ha decisamente colpito nel segno. Se desiderate approfondire gli argomenti trattati nel suo intervento, potete farlo qui.
Il resto della mattinata è stato dedicato alla “forma” dell’eBook, al layout insomma. Ma non pensiate che ci si sia limitati a parlare di margini, interlinea e “polliciaggio” :-). Oh no. Abbiamo avuto l’onore di assistere alla lezione, anzi, alla Lectio Magistralis, di Enrico Tallone, poeta del font, cantore dell’arte tipografica. La sua retrospettiva su storia ed evoluzione del carattere tipografico, durante la quale sono state coniate alcune immortali perle di saggezza che nessuno di noi dimenticherà tanto facilmente, si è conclusa con gli applausi a scena aperta di tutta la platea. Grazie Enrico. E grazie anche a Matteo Balocco, Davide Casali e Vladimir Carrer: i vostri interventi sono stati davvero preziosi.
Una menzione particolare per il workshop in pausa pranzo tenuto da Maria Cecilia Averame, la già citata mente dietro al progetto Quintadicopertina. Come detto su Twitter (a proposito: l'idea del Twitter Wall sulla parete opposta al palco è stata geniale) avrebbe meritato uno spazio più ampio nella sala principale. E' stato comunque un piacere assistere al suo intervento, quantomeno per rendersi conto della serietà e della passione alla base del progetto.
Subito dopo l’abbuffata, la conferenza tenuta da Bill McCoy, direttore esecutivo di IDPF, ha fatto registrare il pienone: la dimostrazione delle potenzialità di ePub3 ha calamitato l’attenzione di tutti, e a buona ragione. L’evoluzione dello standard aperto per gli ebook porta grandi novità e miglioramenti, dalla gestione dinamica del layout al supporto per audio (anche sincronizzato al testo) e video, dalla gestione avanzata dei font al supporto ad HTML 5, e molto altro. Per citare un mio stesso tweet: ePub3 promette importanti passi avanti su tutta la linea. Gli editori sapranno sfruttarne le potenzialità?
Dopo un intervento piuttosto tecnico dedicato ai repertori e alle banche dati digitali, sul quale si sono espressi Simonetta Pillon di Informazioni Editoriali e Federico Meschini della De Montfort University, è stato il turno di salire sul palco per Michael Dahan, CEO di Bookeen, Antonio Bosio di Samsung e Alessandro Salsi di ASUS. E sarebbe potuta essere una preziosa occasione per gettare uno sguardo su progetti e prospettive di tre grandi attori del mercato, se, al di là di qualche piccola chicca, non si fossero limitati a spiattellare dati di vendita, quote di mercato conquistate e specifiche tecniche dei loro gioiellini. Tutta roba facilmente reperibile in rete. Mi pare che la platea non abbia gradito granché: peccato davvero per l’occasione sprecata.
La giornata si è infine chiusa con le domande rivolte da Antonio Dini, giornalista del Sole24Ore, a Bruno Mari di Giunti e Giovanni Biondi, capo dipartimento del MIUR, collegato in videoconferenza via Skype. Si è parlato di prospettive digitali per l’editoria scolastica: ma qui iniziavo a essere stanco, e i ricordi sono piuttosto annebbiati. Chiedo scusa per il coverage incompleto.
E insomma, in conclusione: da Ebook Lab Italia mi aspettavo tanto, ho avuto molto più di quanto sperassi. Ancora grazie a tutti: agli organizzatori per la serietà e la professionalità dimostrate, ai relatori per la competenza e la disponibilità, al pubblico per la partecipazione attiva ed entusiasta, al buffet per le ricche libagioni, agli amici ritrovati e alle persone conosciute, al pullmino dell’albergo per avermi portato clandestinamente in stazione, a Twitter per averci permesso di diffondere il Verbo. Arrivederci al prossimo anno.
2 commenti:
Sto seguendo con molto interesse l'evoluzione del mercato degli ebook, sia dal punto di vista dei reader, sia da quello dei prodotti editoriali (anche se non ne possiedo ancora uno) e la tua relazione è molto interessante, considerato che il mercato in Italia sta dimostrando molta cautela nell'adattarsi a questa nuova tecnologia e che non si sa nemmeno quali saranno le politiche che adotteranno i grandi attori editoriali nel prossimo futuro, anche se quest'anno (per lo meno a giudicare dai lettori proposti dal mercato e dai negozi on-line) si può davvero considerare come l'anno della svolta.
Penso che la questione della qualità dei prodotti sia per certi versi quasi un'ovvietà, ma per altri versi se si va a vedere non lo è per niente ed è molto più delicata e articolata di quanto sembra. Perché nel momento in cui i costi di stampa, ma soprattutto di distribuzione, non faranno più da discriminante tra editori grandi e piccoli, istituzionali e privati (autopubblicati), ci sarà dal punto di vista dell'immissione nel mercato, un livellamento estremo dei prodotti. Dunque, a parte gli autori che hanno già fama consolidata, come orientarsi tra gli altri?
Naturalmente la libreria tradizionale ha le sue regole in base alle quali i grandi gruppi si accaparrano tutti gli spazi di visibilità e possono decidere quali titoli spingere. Non che questo sia garanzia di successo del titolo o della sua qualità, ma è senza dubbio un modo per saturare un mercato e indirizzarlo a proprio piacimento. Per gli altri, valgono le regole della nicchia, e delle capacità promozionali fornite da altri mezzi (soprattutto la rete). Quindi penso che più di ogni altra cosa l'ebook (che peraltro non penso sarà del tutto immune allo stesso fenomeno della libreria tradizionale) sarà comunque una grande opportunità per i piccoli editori di qualità. E penso che da questo punto di vista, se il nome dell'autore già conosciuto continuerà a contare come prima, ritengo che i nomi dei piccoli editori che saranno capaci di fornire un'immagine di alta qualità conteranno più di oggi, in cui sono praticamente banditi dalla visibilità della grande distribuzione. Come riuscire a consolidare un'immagine di qualità sarà un altro discorso che coinvolgerà soprattutto l'utilizzo diffuso di Internet e forse non potrà prescindere dalle politiche di prezzo.
Quanto all'editoria elettronica per la didattica, penso che dovrebbe essere questo il vero cavallo di Troia dell'e-book. Ha davvero troppi troppi vantaggi rispetto all'editoria tradizionale. E quei progetti di cui parli sono importanti perché forse contribuiranno a sgretolare un sistema indecente che sfrutta i bisogni dell'istruzione per mungere annualmente i portafogli dei genitori impotenti.
Infine mi piacerebbe sapere cosa intendono gli operatori di settore con "qualità del servizio offerto e dei servizi correlati alla vendita del prodotto." Che servizi offerti/correlati possono esserci nella vendita di un e-book?
Un marziano nella Tana, quale onore! :-)
Scherzi a parte, benvenuto su queste pagine e grazie per il puntuale e abbondante intervento, ricco di ottime osservazioni.
Io credo che la qualità non vada mai data per scontata: troppo spesso sotto una pretesa etichetta di "qualità" si nascondono politiche commerciali e di marketing che con la qualità (dei contenuti, of course) hanno ben poco a che fare. E resto anche convinto di una cosa: è facile convincere l'acquirente medio a volere/comprare qualcosa facendo leva sulle più e ovvie "tecniche" di marketing. Molto più difficile è farlo facendo leva sul contenuto, sulla reale qualità di un prodotto. Ecco, è qui che, nel mercato dell'ebook, i cosiddetti "piccoli editori di qualità", specie se nativi digitali, possono giocarsi le loro carte. E' una grande opportunità davvero.
Riguardo ai "servizi collaterali": enhanced books, social reading, possibilità di stabilire, forse per la prima volta, un vero contatto diretto con il lettore, creazione di communities, offrire incentivi alla lettura, contenuti extra. Per non parlare poi, come sottolinei giustamente, delle enormi, anzi, sconfinate possibilità nel settore della scolastica.
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