martedì 13 luglio 2010

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa

Ancora una volta la deprecabile attitudine schizofrenica che riservo ai miei interessi mi è costata un orrendo ritardo nella pubblicazione dei contributi che avevo diligentemente programmato.
Sono per esempio in debito di non una, bensì due recensioni con McNab: se ormai per quella di L'estate di Montebuio la vedo dura (troppo tempo ormai mi separa dalla lettura dello splendido romanzo di Arona), forse sono ancora in tempo per rimediare con Alice nel paese della vaporità (che invece, decantando, mi ha dato qualche spunto in più: ma non prometto nulla per non essere nuovamente sbugiardato).
Ben più grave è però il debito con me stesso: porca zozza, perché sono così scostante?
Nel tentativo di rimediare alla meno peggio, ho rimesso mano a quelle 4 righe in croce che avevo scritto qualche settimana fa su Gli spiriti non dimenticano, biografia di Tashunka Uitko alias Cavallo Pazzo scritta da Vittorio Zucconi.
Ecco cosa ne è venuto fuori: poca roba, ma forse abbastanza per far tacere in parte la mia coscienza.


Vittorio Zucconi
Gli spiriti non dimenticano. Il mistero di Cavallo Pazzo e la tragedia dei Sioux
Oscar Storia Mondadori
pp. 382, € 11
9788804458241


6 maggio 1887: Tashunka Uitko, il temutissimo Cavallo Pazzo, leader spirituale e militare degli Oglala Sioux, giunge alla testa di ciò che rimane del suo popolo a Fort Robinson per consegnarsi spontaneamente nelle mani di Cappello Bianco, il tenente Clark. La resa di Tashunka pone fine a un confronto che, inaugurato e scandito negli anni da una serie di trattati sottoscritti e puntualmente disattesi dal Uasi'chu, l'uomo bianco, si era progressivamente inasprito, bagnando col sangue le sconfinate praterie continentali, patria millenaria dei nativi americani.

Ma chi era veramente Cavallo Pazzo, il cui nome e la cui fama cavalcavano il vento della prateria per giungere fino a Washington, alle orecchie del presidente dei neonati Stati Uniti d'America? Un sanguinario assassino o il salvatore di un popolo? Un mistico visionario o uno spietato stratega, la cui leggendaria crudeltà faceva tremare un intera nazione?
Come scrive Zucconi nell'introduzione,
nella nostra foga di demonizzare gli indiani prima, e di beatificarli poi per espiare le nostre colpe al modico prezzo di un biglietto del cinema, ci siamo dimenticati sempre di una verità tanto ovvia quanto fondamentale: che i Sioux, gli Cheyenne [...] e tutte le 500 nazioni indigene che popolavano il nordamerica prima dell'arrivo di Colombo non erano né santi, né poeti, né scotennatori, né ecologisti ante litteram, ma erano semplicemente uomini.
L'approccio dell'autore nei confronti della materia trattata è interamente votato al tentativo di restituire al lettore il respiro di un uomo e di un popolo che, nell'arco di poche decine di anni, fu costretto ad assistere impotente alla repentina disgregazione di un tessuto sociale e di un sistema spirituale indissolubilmente legati al territorio, che da sempre occupava: un territorio che gli fu sottratto con l'inganno prima, e la forza poi.
E, cosa più importante di tutte, senza scadere nella banale e trita retorica manichea del bianco cattivo contro il buon selvaggio o, al contrario, del bianco portatore di civiltà contro il sanguinario pellerossa.

Zucconi conquista con una prosa asciutta, caratterizzata da un'accurata scelta lessicale, attenta e sicura tanto nel tratteggiare caratteri e inclinazioni personali quanto nell'aprirsi a improvvise suggestioni di più ampio respiro; una scrittura appassionata e al tempo stesso misurata, spesso sorpresa dal lettore nel suo dibattersi tra una precisa volontà di documentazione e un'insopprimibile desiderio di lasciarsi conquistare da un popolo e da una cultura che esercitano un fascino indiscutibile. E dalla storia di un uomo del quale, cosa assai rara per il periodo, non esiste nemmeno una fotografia, una storia per molti aspetti ancora avvolta dal velo di mistero e segretezza che gli Oglala Sioux hanno steso sul loro leggendario condottiero.

Il risultato è un prezioso saggio che spesso e volentieri sconfina nella narrativa, puntuale ricostruzione storica e avvincente biografia, storie individuali che si fanno Storia corale.
Mi ha conquistato e ve lo consiglio sinceramente.

3 commenti:

Geek ha detto...

scostante? Non essere così severo con te stesso :-) Segnato su Anobii!

Re Ratto ha detto...

Scusa Geek, il tuo commento era stato duplicato, ne ho cancellato uno ed è sparito anche l'altro. Boh.
Fai bene a segnartelo, oltretutto sei appassionato di storia e romanzi storici, questo è un gioiellino.

Re Ratto ha detto...

Ecco, ora è ricomparso il tuo commento, temo ufficialmente blogger e le sue follie.