Titolo: Star Trek
Anno: 2009
Regia: JJ Abrams
Sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci (basato su Star Trek di Gene Roddenberry)
Cast: Chris Pine, Zachary Quinto, Leonard Nimoy, Eric Bana
Jim Kirk, figlio di un eroico capitano sacrificatosi in battaglia per salvare il suo equipaggio, è un ragazzo geniale e ribelle, che decide di iscriversi all’accademia spaziale per seguire le orme del padre.
Spok, mezzo vulcaniano e mezzo umano, sceglie la stessa strada ribellandosi al volere del grande consiglio degli anziani, colpevoli di rinfacciargli le sue origini “bastarde”.
Kirk e Spok, i due cardini fondamentali attorno ai quali si snoda il nuovo Star Trek secondo JJ Abrams, non hanno nulla in comune tranne il loro destino: unire loro malgrado le proprie forze per risolvere un conflitto che travalica le barriere del tempo e dello spazio, una guerra che costerà la vita a un intero pianeta e sarà all’origine della nascita dell’equipaggio spaziale più famoso della storia del cinema: quello dell’USS Enterprise.
Metto subito le mani avanti, nell’improbabile caso che qualche aficionado “storico” di Star Trek infili il muso nella Tana: non sono mai stato un fan della serie, non so praticamente nulla dei suoi protagonisti e dei loro sviluppi nel corso degli anni (sì, Spok e il capitano Kirk li conoscevo pure io), le puntate che ho visto quand’ero giovincello non mi erano piaciute per niente: insomma, tutto ciò che sta dietro alla saga (cronologie, cosmogonie & affini) mi è totalmente oscuro. Nel mio giudizio non ci sarà alcun legame con lo Star Trek pre-JJ Abrams, quindi prendetelo per quello che è: la recensione di un film di fantascienza, niente di più.
Qualche commento addietro scrivevo che la dicotomia prodotto (film, libro, ecc.) d’intrattenimento vs prodotto “serio”, all’origine di polemiche tanto banali nelle conclusioni quanto sterili nei contenuti, non ha per me alcun senso, portando come esempio tra i tanti Matrix, film che coniuga un comparto tecnico di primissimo piano con una sceneggiatura di tutto rispetto, basata su una trama avvincente e originale. Con tutti i distinguo del caso, lo Star Trek di JJ Abrams si inserisce in questa tradizione “virtuosa”, proponendo un prodotto di pregevolissima fattura tecnica e dalle solide fondamenta, divertente, spettacolare e misurato. A differenza di altri registi che spopolano nel cinema di genere, mister Lost sa benissimo che, come si suol dire, “il troppo stroppia”. Nella sua creatura tutto è dosato con molta attenzione: gli scontri a fuoco non durano 40 minuti ciascuno e non occupano il 90% del film, gli scambi di battute, che pur non brillano certo per originalità, non suscitano mai nello spettatore il classico sorrisino imbarazzato, i personaggi sono ovviamente funzionali al tipo di storia senza però sprofondare nella macchietta.
Non c’è spazio all’autocompiacimento tipico di chi si limita a spargere fumo negli occhi (o sugli occhialini) dello spettatore, ma ogni aspetto del film, dalla sceneggiatura agli effetti speciali, è sempre in funzione di un obiettivo ben preciso: intrattenere senza stancare, divertire senza per questo scadere nelle più ovvie e trite banalità. Obiettivo centrato in pieno, con un merito ulteriore: andando controcorrente rispetto a un’altra tendenza assai diffusa, secondo la quale un film d’azione deve per forza durare almeno 160 minuti (140 dei quali di inseguimenti/morte & distruzione), Abrams concentra la sua narrazione in 126 minuti densi e sapientemente bilanciati. Si chiama capacità di sintesi, ed è merce fin troppo rara. Beninteso, ci sono molti esempi di capolavori interminabili (Il signore degli anelli su tutti), ma sono molti di più i mediocrissimi e rumorosissimi polpettoni hollywoodiani il cui unico scopo è quello di seppellire lo spettatore sotto 3 ore di effetti speciali, mascherando in questo modo la pochezza alla base del prodotto. Per usare una facile metafora, qui siamo su un altro pianeta.
Più che dignitose anche le interpretazioni degli attori, tra le quali spicca quella di Zachary Quinto, senza dubbio due gradini sopra gli altri: il suo Spok, lacerato interiormente dalla doppia appartenenza alla razza vulcaniana, logica e pressoché priva di emozioni, e a quella umana, che fa proprio dell’emotività e della sensibilità la sua cifra fondamentale, è credibile e di grande impatto. Non ho idea di quali fossero le caratteristiche dello Spok “classico” interpretato da Leonard Nimoy, ma questa sua nuova incarnazione è sicuramente molto azzeccata.
A impreziosire ulteriormente il tutto, un comparto tecnico di grandissimo spessore (splendida tra le altre la nave da guerra romulana) che contribuisce alla riuscita di un film che si candida come uno dei migliori (se non il migliore in assoluto) d’azione dell’anno trascorso. Se una presunta rinascita del cinema di fantascienza avesse bisogno di punti fermi dai quali trarre ispirazione, lo Star Trek di JJ Abrams è una scelta pressoché obbligata.
Nessun commento:
Posta un commento