
Intorno a loro, un mondo popolato da personaggi indimenticabili tratteggiati con mano più che mai esperta: su tutti i gemelli Enoch e Jacob Lampion, zii di Bartholomew, che esorcizzano i ricordi di un passato di violenze domestiche vivendo nel costante terrore di un disastro naturale o di una terribile tragedia in grado di cancellare in un istante l’esistenza loro e delle persone che amano. E Thomas Vanadium, prete dismesso e inarrestabile detective sulle tracce di Cain, anch’egli dotato di una capacità molto particolare che lo accomuna alla coppia di bambini prodigio.
Il cattivo fratello è un romanzo complesso e ambizioso: Koontz è maestro nel manipolare a suo piacimento gli elementi costitutivi del genere, che diventano pretesto per riflessioni di stampo metafisico fondate su una visione fortemente manichea del reale e dei rapporti tra Bene e Male e sulle modalità della loro diffusione nel mondo: la teoria secondo la quale ogni nostra azione (buona o malvagia che sia) faccia “vibrare le corde del mondo”, tornando prima o poi a noi in forma notevolmente amplificata, è cardine essenziale della poetica koontziana e si pone come chiave interpretativa di tutto il romanzo.
In questo senso, Cain e la coppia Angel-Barty divengono estreme rappresentazioni del Male e del Bene, inconciliabili opposti le cui azioni hanno effetti concentrici e che non lasciano spazio a possibilità di superamento del conflitto. Ed è questo forse il principale limite di un romanzo che si fa portatore di una visione del mondo che non ammette sfumature intermedie fra un candidissimo bianco e un nero impenetrabile e assoluto.
Nessun commento:
Posta un commento