venerdì 5 dicembre 2008

Let the Right One in



Oskar è un bambino solitario e taciturno, costantemente preso di mira dai bulli della scuola e costretto a subire in silenzio insulti e vessazioni di ogni genere. In cuor suo cova il segreto desiderio di una sanguinosa vendetta, ma l'unico oggetto in cui ha il coraggio di piantare il suo coltello è un albero spoglio che cresce nel cortile innevato del palazzo in cui vive. La sua cupa e silenziosa routine subisce un repentino cambiamento quando nella sua vita irrompe la figura di Eli, spettrale ragazzina trasferitasi insieme al “padre” nello stesso condominio. Ciò che allo spettatore è rivelato fin da subito diventa progressivamente chiaro anche nella mente del biondissimo Oskar: Eli è un vampiro costretto a nascondersi dalla luce del sole e a nutrirsi esclusivamente di sangue umano per sopravvivere. E quando nella tranquilla cittadina svedese iniziano a moltiplicarsi i cadaveri, la situazione precipita repentinamente verso un punto di non ritorno.
Let the Right One in è una storia di solitudine ed emarginazione: sfruttando uno dei capisaldi più celebri e bistrattati dell'immaginario horror, il regista riesce a coniugarne i toni più cupi e “dark” con una sceneggiatura essenziale ma efficace e un'ambientazione fortemente evocativa e connotativa. I personaggi, magistralmente interpretati da due giovanissimi e talentuosi attori, si muovono in un'atmosfera sospesa e rarefatta come l'aria gelida che si respira nel rigido inverno scandinavo. I dialoghi sono pochi, le parole scelte con cura: il linguaggio è spesso appena accennato o assume forme inconsuete, cifrate (è il caso del codice morse usato da Oskar ed Eli per comunicare attraverso le pareti dei rispettivi appartamenti, collocati uno accanto all'altro). La regia è asciutta, concentrata quasi esclusivamente sui gesti, gli sguardi: pochissimi gli effetti speciali (gli unici elementi che stonano, complice un uso piuttosto amatoriale della computer grafica), altrettanto rare le sbavature.
Il risultato è un piccolo capolavoro, un film capace di rendere in chiave umana e incredibilmente dolce il rapporto tra due ragazzini che, per un motivo o per l'altro, si trovano ai margini di una società chiusa e parcellizzata che li ha rifiutati. E il finale, con la chiusura del cerchio e l'accenno a un rapporto ciclico che probabilmente non avrà mai fine, li restituisce allo spettatore proprio per quello che in fondo sono: un vampiro, un potenziale omicida, ma pur sempre due bambini che hanno trovato qualcuno con cui condividere la propria solitudine.

2 commenti:

Geek ha detto...

perfetto. Io l'ho trovato anche di una dolcezza e poesia inquietante

Anonimo ha detto...

Visto. Veramente bello

scena della donna all'ospedale e scena finale nella piscina vista da sott'acqua brividi gratis...

scena dei gatti la facevo meglio io con paintbrush